La Misericordia come risposta ai segni dei tempi
La catechesi del cardinale Kasper “per far brillare di nuovo il fuoco del Vangelo”
di Massimo Nardi (fonte Zenit)
Il Santuario della Divina Misericordia e l’autore del libro che venne citato da Papa Francesco durante il suo primo Angelus: non poteva esservi abbinamento migliore per inaugurare la Catechesi Giubilare organizzata dalla Rettoria di Santo Spirito in Sassia, con la collaborazione dell’associazione Res Magnae e con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Il primo incontro del ciclo di catechesi si è svolto infatti il 15 gennaio scorso presso la splendida Chiesa romana a due passi da piazza San Pietro, con la partecipazione del cardinale Walter Kasper, teologo di chiara fama ed autore del libro Misericordia (2013, Ed. Queriniana), che fu appunto citato dal Santo Padre. Titolo dell’evento: La Misericordia come risposta ai segni dei tempi.
Dopo il saluto agli intervenuti a cura di Mons. Jozef Bart, Rettore di Santo Spirito in Sassia (che nel 2011 Papa Benedetto XVI insignì del titolo di Cappellano di Sua Santità), ha preso la parola Marco Italiano, presidente dell’associazione Res Magnae, per illustrare il progetto di Catechesi Giubilare, i cui incontri si svolgeranno lungo tutto l’arco dell’anno con la partecipazione di eminenti prelati e le riprese in diretta dell’emittente Telepace.
Ha fatto seguito l’intervento di Rosa Calabria, presidente dell’Azione Cattolica di Roma, che ha ribadito l’importanza dell’impegno collaborativo con le parrocchie, nucleo primario su cui si fonda l’attività della sua associazione. È stata poi la volta di Diego Barbato, presidente della Sezione UCID di Roma, che ha sottolineato l’impegno degli imprenditori e dirigenti cristiani per orientare la prassi economica verso il bene comune, nello spirito della dottrina sociale della Chiesa.
Quindi il cardinale Kasper ha preso posto nello scranno a lui riservato dinanzi all’altare e si è rivolto ai numerosissimi fedeli che affollavano la Chiesa: “Misericordia vuol dire avere un cuore, essa è la risposta alla miseria umana”, ha esordito. Parole che hanno introdotto una dissertazione raffinata e ragionata, interamente incentrata sulla questione della misericordia di Dio verso gli uomini e degli uomini tra di loro: una prospettiva di generosità che ha radici intrinsecamente cristiane e che rimanda al sacrificio di Gesù sulla croce.
“Dio si interessa alle sorti dell’uomo, viene incontro alle situazioni di miseria” – ha continuato il cardinale –, mentre dal punto di vista umano, la misericordia coincide con “un cuore che si mette in movimento”. Questo comporta che la misericordia è una “virtù attiva” ed è la medicina che occorre per lenire le ferite prodotte dalla violenza e dalle minacce di cui sentiamo parlare ogni giorno. Ma, a fronte di queste manifestazioni del male – ha sottolineato Kasper –, ci sono tantissime persone che si danno da fare per aiutare il prossimo. E soprattutto c’è “un Dio che perdona, un Dio fedele a se stesso che esprime la sua giustizia attraverso la misericordia. E se Dio è misericordioso, dobbiamo essere anche noi misericordiosi”.
Kasper ha poi richiamato il concetto di Papa Francesco relativo alla “globalizzazione dell’indifferenza”. Nelle società tradizionali – ha spiegato – c’era l’idea del bene comune, c’erano dei riferimenti come la famiglia e il senso religioso che conferivano agli uomini un senso di sicurezza. Oggi, invece, prevale la solitudine, la chiusura in se stessi. “Dobbiamo uscire dal nostro egocentrismo e avere empatia con gli altri – è l’esortazione del cardinale – perché Dio è vicino a tutti i sofferenti, Dio ci ascolta e accompagna attraverso il deserto”.
La catechesi non ha mancato di sottolineare, in perfetta sintonia con il Santo Padre, gli aspetti concreti dell’assenza di misericordia che opprime il mondo moderno, tra cui l’ingiusta distribuzione delle risorse: dal lusso estremo alla povertà estrema. Il senso di giustizia è qualcosa di più alto – ha sottolineato Kasper – rispetto alla legittimazione fornita da un sistema sociale: “la giustizia del cristiano è la misericordia. La misericordia è l’occhio, la lente per interpretare la giustizia”.
Per comprendere il senso complessivo e profondo della catechesi tenuta da Kasper, si ritiene utile, a questo punto, abbandonare per un momento la relazione tenuta presso il Santuario della Divina Misericordia e citare un breve estratto dal libro più recente pubblicato dal cardinale: Testimone della Misericordia - Il mio viaggio con Francesco (2015, Ed. Garzanti). Il libro ha forma dialogica e si basa su una conversazione con il vaticanista Raffaele Luise.
“Cardinale Kasper – domanda Luise – perché la Chiesa dovrebbe rifondarsi sulla misericordia e non arroccarsi, in un mondo divenuto fluido, nella difesa della dottrina tradizionale”? “Papa Francesco vuole rimuovere la cenere accumulata da secoli per far brillare di nuovo il fuoco del Vangelo”, risponde il cardinale. “La misericordia è il centro, il fulcro del messaggio biblico, già nell’Antico Testamento, ma ancora di più nel Vangelo di Gesù. Giovanni XXIII aveva avvertito che oggi la Chiesa non deve adoperare le armi del rigore, come ha spesso fatto in passato, ma la medicina della misericordia. Giovanni Paolo II, che aveva fatto la tragica esperienza della Seconda guerra mondiale, patendo prima la dittatura del nazismo e poi quella del comunismo, ha posto al centro del suo insegnamento proprio questo messaggio, proclamando prima santa del terzo millennio proprio quella Faustina Kowalska che aveva avviato in Polonia il movimento della Divina misericordia”.
I concetti tracciati nelle parole che precedono hanno costituito anche il filo conduttore della catechesi che Kasper ha proposto ai fedeli riuniti a Santo Spirito in Sassia: “la malattia grave del nostro tempo – ha sottolineato il cardinale – è l’aver smarrito il senso del peccato. A causa dei meccanismi psichici indotti dal contesto sociale, non siamo più in grado di riconoscere la nostra responsabilità. E questo comporta alienazione da noi stessi”.
“La misericordia – ha concluso Kasper – non giustifica il peccato ma abbraccia il peccatore. Le opere di misericordia sono le uniche cose che, alla fine, contano. E dunque l’anno della misericordia può essere l’occasione per un balzo in avanti”.